
20 Marzo alle 18.30
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La poesia di Laura Accerboni ha molto dell’acqua: quieta, pacifica eppure pronta a montare con una potenza inattesa, forza primigenia creatrice e distruttrice, gentile e crudele. E c’è nei suoi versi anche il carattere mutevole e proteiforme dell’elemento liquido, che per definizione non ha una forma propria, adeguandosi volta per volta all’oggetto che lo contiene, vaso, bottiglia, cratere, letto di fiume o di oceano.
I testi de Il prima e il dopo dell’acqua (Einaudi, Torino, 2024) rappresentano la mutevolezza dell’animo umano, rivelano l’eterna sorpresa che ci attende quando scopriamo un versante nuovo delle nostre profondità interiori, che si tratti della necessità di rimodellare le nostre case e la nostra convivenza durante la pandemia o di ripensare a insospettabili aspetti dell’animo umano, che forse noi per primi vorremmo lasciare nascosti.
Come i coralli e le attinie che colorano i fondali, le parole di Laura Accerboni disegnano la geometria nascosta dell’esistenza umana, sotto il velo liquido ma non sempre trasparente dell’acqua.

