9 ottobre dalle 18.00 alle 23.00

Supernova è lieta di invitarvi al secondo atto, su tre, della mostra personale “Lungo il peso che ho perduto” di Wang Yuxiang. Per questo appuntamento, si presenterà l’opera “Il cavallo sogna la nave”, che consiste in una carrozza metropolitana trasparente collocata sotto lo spazio ad arco, quasi a filo con la sua altezza. All’interno del vagone è installato un sistema di ventilazione che mescola regolarmente polvere di mica.

Dalle 20.00 alle 23.00 ci sarà il dj set di Mantis: un’atmosfera coinvolgente e vibrante, coerente ma mai prevedibile

Orari speciali: venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 11.00-19.00

15 settembre alle 18.00

Supernova presenta Lungo il peso che ho perduto, mostra personale di Wang Yuxiang che riunisce opere inedite dell’artista, a cura di Niccolò Giacomazzi. La mostra sarà visitabile fino al 27 ottobre 2025. 

Il progetto fonda la propria ricerca visiva sui fenomeni fisici di alternanza, flusso ed evaporazione nello spazio urbano contemporaneo, soffermandosi sul ruolo delle molecole d’acqua in continua trasformazione, nella relazione con lo spostamento e le complesse interazioni tra i residenti della città. Questo interesse si intreccia con la fascinazione dell’artista per la teoria degli umori e per la relazione dialettica tra il corpo umano e lo stato di umidità nella medicina tradizionale cinese. 

Le opere presentate da Wang Yuxiang sono state pensate site-specific per Supernova, indagando il rapporto tra i pieni e i vuoti dell’architettura, tra la temperatura e l’umidità. 

L’incontro dell’artista con la vita quotidiana ha suscitato in lui un interesse per un concetto che trova una delle sue espressioni più compiute proprio nella lingua cinese: Yuanfen

La parola Yuanfen, “avere il destino senza un destino”, esprime il concetto di incontri fortuiti e coincidenze legate a un passato e a un futuro inspiegabili, descrivendo il destino e le circostanze che portano le persone a incrociarsi. A un primo sguardo può essere associata ai concetti di causa ed effetto, relazione ed emozione, ma alla base vi sono molte condizioni preesistenti, tra cui la volontà del cielo, il destino, la pratica e l’opportunità. In termini filosofici, si potrebbe definire come necessità nel caso, ma questa definizione non ne esaurisce il significato: il destino non è solo predestinato in una vita precedente, ma anche coltivato e creato nella vita futura. Esistono coincidenze, ma anche connessioni profonde e calore umano. È difficile stabilire cosa sia volontà divina e cosa opera dell’uomo, ma entrambe le componenti sono essenziali. Questo termine contribuisce a sviluppare e completare il legame tra l’umidità, la condizione umana e il tema dell’incontro, ponendosi come chiave poetica dell’intero progetto. 

Wang ha trascorso tutto il mese di giugno 2025 presso la Fonderia Artistica Battaglia a Milano per realizzare una delle opere in mostra, in seguito all’invito di residenza rivolto all’artista. “La fusione del bronzo, al centro di questo processo, richiede collaborazione e ascolto reciproco con i maestri fonditori” – sostiene Wang – “una tecnica che costringe a sintetizzare il lavoro nel modo più essenziale possibile, rispettando la materialità, la fatica e la logica della natura. È un percorso che unisce passione, alchimia, temperatura ed etica, trasformando il pensiero in materia viva.” 

Lungo il peso che ho perduto intesse una narrazione in cui il destino diventa filo invisibile tra le esistenze della contemporaneità, attraversando memoria, trasformazione e interdipendenza. 

Wang Yuxiang
Wang Yuxiang è nato nel 1997 ad Anhui in Cina, Vive e lavora a Roma. 

La sua ricerca si concentra sulla fusione della cultura mediterranea con quella orientale attraverso l’uso di materiali semplici e un linguaggio visivo conciso, a cavallo tra i suoi viaggi e il suo luogo di nascita. Tempo, storia e memoria sono i temi concettuali che guidano il suo lavoro. L’artista prende le distanze dai luoghi in cui interviene, ne analizza le particolarità e le restaura attraverso l’architettura visiva di siti specifici. Influenzato dal decostruttivismo, conduce indagini e ricerche preliminari sull’ambiente del luogo di creazione prima di iniziare il suo lavoro, per poi intervenire localmente in un secondo momento. In questo contesto, la selezione e la disposizione dei materiali si intrecciano e si instaura una coerente dialettica minimalista sul peso della memoria storica e sulla messa in discussione di immagini ingombranti ma profondamente radicate nella cultura. I temi che esplora ruotano attorno alla riflessione sui valori nascosti del paesaggio nel contesto della decostruzione. Tra le sue ultime mostre personali si menzionano: Anche il sole sorge, a cura di Marcello Smarrelli, testo di Giuliana Benassi, Fondazione Pastificio Cerere, Roma (2024); Pensa di Uscire, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, Roma (2023); RICCHIAMO, a cura di Niccolò Giacomazzi, Spazio Y, Roma (2022). Ha partecipato a diverse mostre collettive, tra cui: Checkmate, testo di Giuliana Benassi, Mimmo Scognamiglio artecontemporanea, Milano (2024); STATO D’IMPREVISTO, a cura di Flaminia Ciuferri e Niccolò Giacomazzi, Scoletta di San Giovanni Battista in Bragora nel Campo Bandiera e Moro, Venezia (2024); My Generation The Art of Post – 90!, a cura di Wang Chunchen, Sun Dake, Gu Pinqiao, Jia Qianfan, Shanxi Contemporary Art Museum. Taiyuan, Cina (2023); Parallelo Oriente/Occidente, a cura di Graziano Menolascina, Mimmo Scognamiglio artecontemporanea, Milano (2022); Vacunalia: il tempo scortese, a cura di Niccolò Giacomazzi e Benedetta Monti,Vacone (RI) (2022); DavideSalle | Enzo Cucchi | Wang Yuxiang a cura di Graziano Menolascina, PRAC Centro Per L’arte Contemporaneo,Ponzano Romano (2022). 

Opening: 15 Settembre 2025, dalle 18:00 alle 21:30 
Chiusura: 27 Ottobre 2025 
Allestimento: Sauro Radicchi, Giorgio Merlani 
Produzione: Fonderia Artistica Battaglia, Milano 
Per ulteriori informazioni scrivere a info@spazio-supernova.com 

20-22 giugno alle 17.30
Supernova è lieta di invitarvi alla seconda edizione della mostra fotografica “Oltre l’Ordinario”.

L’evento patrocinato dalla Comunità di Sant’Egidio, è l’occasione fondi a sostegno dei progetti di assistenza per le persone bisognose e per la pace.

Gli introiti donati in occasione della mostra saranno interamente devoluti alla Comunità Sant Egidio.
Gli ospiti particolarmente generosi riceveranno in dono un souvenir fotografico, nostro speciale modo di dirvi grazie.

9-12 Maggio alle 18.30
Supernova è lieta di invitarvi a visitare un’installazione interattiva e dinamica che esplora il concetto di temporalità e percezione.

L’artista Francesco Angelini ha creato una sfera quasi trasparente, fatta di segni in movimento, sospesa tra apparire e sparire.
Forma senza inizio né fine, scandisce il tempo attraverso un tratto veloce e sicuro.

Lo Spaziosospeso è un luogo di transizione, dove nulla è più ciò che era e nulla è ancora ciò che sarà.
L’interazione con la luce e l’angolo di osservazione altera la percezione della sospensione, ricordando come la realtà sia soggettiva e instabile.
L’opera riflette sulla condizione umana contemporanea: un’esistenza in costante connessione, sospesa tra passato, presente e futuro, immersa in un flusso continuo di informazioni e immagini che disorientano e confondono il reale con il fittizio.

Francesco Angelini
Dal 1968 al 2010 ha insegnato Progettazione Grafica e Fotografia all’Istituto d’Arte Roma1 – Museo Artistico Industriale.
Dal 1968 si dedica all’Arte Visuale, investigandone funzione e trasformazioni nella società contemporanea.
Considera la scuola una “Bottega dell’arte”, centro della sua attività. Seguendo istinto e caso, ha costruito un vasto archivio di opere in pittura, scultura e design, partecipando a mostre ed eventi artistici nazionali e internazionali.
Il suo modo di lavorare stratifica idee e realizzazioni, dal microscopico al monumentale: questo è il mistero dell’arte visiva.

Il suo sito web: francescoangeliniartista.it

16 aprile alle 19.00
Vi invitiamo alla nostra ultima serata letteraria all’interno della mostra “Primavera silenziosa”

I fumetti raccontati da chi fa i fumetti.
Sei artist* in dialogo si confrontano sulle graphic novel che hanno cambiato loro la vita.
Ogni incontro prevede la partecipazione di due illustratori per presentare il lavoro degli autori che li hanno formati, stupiti, stravolti, affascinati, ispirati.

Serena Schinaia 
Nata a Taranto, vive e lavora a Roma. Ha studiato a Bologna, prima Filosofia Estetica, poi Illustrazione e Linguaggi del Fumetto.

I suoi disegni sono apparsi in diverse antologie nazionali e internazionali e ha esposto le sue storie in occasione di importanti festival di fumetto italiani come Bilbolbul e Napoli Comicon. Ha collaborato con Lo Straniero, Hamelin, il Goethe Institut, la Real Academia de España en Roma e realtà editoriali indipendenti internazionali come Kuš!, Stripburger, Komikaze, Ediciones Valientes.

Antonio Pronostico, nato a Tricarico nel 1987,  è un illustratore e fumettista. Ha studiato Arti Visive a Firenze ed ora vive a Roma. Lavora per il mercato editoriale, delle riviste, realizzando fumetti, copertine e manifesti

Insieme a Fulvio Risuleo ha realizzato i fumetti Sniff (Coconino Press – 2019), Cinque – Giovanni Truppi (antologia Coconino Press – 2019), Tango (Coconino Press – 2021) e L’Eletto (Coconino Press – 2023).

Dal 21 marzo 18.30 al 22 aprile

Primavera Silenziosa (Silent Spring) trasforma la galleria in uno spazio immersivo che esplora l’intersezione tra scrittura scientifica, narrazione e fiction speculativa, ispirandosi all’approccio poetico di Rachel Carson alla scienza. La mostra presenta Double Lunar Dogs (1984) di Joan Jonas, un video profetico ambientato in una missione spaziale dimenticata, accanto a una biblioteca curata con opere di Rachel Carson, Ursula K. Le Guin e Donna Haraway. L’artista irlandese Jesse Jones espone The Edge of the Sea, ostriche atlantiche incise con le parole di Carson e attivate attraverso una performance sulla divinazione, mentre Lullaby, To The Tick of Two Clocks e la serie Jet-Lag: Sentient di Romana Londi indagano la percezione, la memoria e i limiti dell’esperienza umana.

28 febbraio alle 19:00
Per prenotare il vostro posto mandate una mail a:
info@spazio-supernova.com

Vi invitiamo alla terza edizione di Cineart.
Unitevi a noi per una serata di film che esplorano l’arte, la fotografia e l’espressione creativa in modi inaspettati. Da un ritratto improvvisato di Alexis Ross al mondo underground di Hamburger Eyes, dalle parole di Niki de Saint Phalle in Love Letter al lavoro visionario di Sister Corita in Become A Microscope, questi film offrono uno sguardo unico su vite e eredità artistiche. Brevi, incisivi e pieni di ispirazione—non perdeteli!

Il curatore
Aaron Rose è un artista visivo, scrittore e regista con un occhio attento per immagini inaspettate ed emozionanti. Spesso girati su pellicola, i suoi lavori gravitano verso un realismo stilistico con elementi multimediali. Curatore indipendente di arte contemporanea da oltre tre decenni, Rose ha prodotto mostre in tutto il mondo, tra cui la retrospettiva sulla street art Art In The Streets e Beautiful Losers, dedicata agli artisti che hanno reso popolare la scena DIY degli anni ’90. Ha inoltre co-diretto Beautiful Losers (2008), documentario ispirato a queste mostre, presentato in anteprima al SXSW Film Festival dello stesso anno. Attualmente è in produzione con un lungometraggio narrativo. Rose è rappresentato dalla casa di produzione di Los Angeles Directors Bureau, fondata da Roman Coppola e che rappresenta anche registi come Wes Anderson e Sofia Coppola.

Opening 20 febbraio 18:30-21:30
Performance 19:00 e 20:30


Vi invitiamo alla mostra NEI CALANCHI DELLA VISIONE di Antonio Della Guardia, a cura di Niccolò Giacomazzi.

La mostra NEI CALANCHI DELLA VISIONE presenta una performance e un’installazione. La performance inedita “Know not to be” fa parte di un progetto performativo in divenire molto più ampio, come evoluzione e continuazione della prima presentazione in Argentina, al museo MEC di Còrdoba e all’Ente Culturale di San Miguel de Tucumán in occasione di BIENALSUR.
Mentre, l’installazione “Per delle pratiche di nuova realtà” è un progetto inziato nel 2021 e in quest’occasione si è focalizzato esclusivamente sulla città di Roma, raccogliendo 7 luoghi che nell’arco degli ultimi10 anni hanno maggiormente colpito l’artista.

La performance verrà ripresentata i martedì e i giovedì alle 18:30 e il sabato alle 11:00, fino all’8 marzo 2025. La mostra invece si chiuderà il 16 marzo.

Performer: Claudia Tomaino, Serena Zaccagnini
Sound designer: Gabriel Fischer

31 gennaio alle 19:30

Supernova è lieta di presentare due cortometraggi diretti da due artiste siriane: “3350 km” di Sara Kontar e “Fatme” di Diala Alhindawi.

Questo progetto è curato da Sircle Studio, una piattaforma dedicata a raccontare storie e il patrimonio culturale tramandato dalle donne. Per questa occasione, Sarah Jade condurrà la conversazione insieme a Sara Kontar.

A proposito di 3350 km
“3350 km” è un cortometraggio documentaristico che rappresenta un’indagine breve e personale sull’esperienza siriana e sul rapporto tra esilio e patria, tra mio padre e la regista Diala Al Hindawi, tra lo straniero all’estero e lo straniero dentro di sé. Ciò che ci collega è un suono frammentato attraverso il quale cerchiamo di stare insieme.

A proposito di Fatme
Fatmé, 11 anni, siriana, vive in Libano con la sua famiglia. I suoi capelli spettinati, i vestiti sporchi e l’amore per le lotte sono oggetto di discussione tra chi la circonda. Sua madre si chiede: è una ragazza o un ragazzo? A questa domanda, Fatmé risponde ridendo: “Voglio solo essere la più forte.

Per confermare la presenza, inviare un’email a info@spazio-supernova.com.

Apertura 14 novembre alle 17:00 fino al 18 dicembre. Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, dalle 17:00 alle 20:00

In italiano, “pupa” significa bambola, e può riferirsi a una vera bambola o a una donna/ragazza. Ma Pupa è anche il titolo di un nuovo progetto del duo artistico italiano, con base a Roma, Grossi Maglioni: “Nato all’interno del progetto che indaga la rappresentazione delle donne e della maternità nella cultura contemporanea, Pupa segna l’inizio di una nuova ricerca che lega il dolce all’idea dell’amore e della sessualità femminile, attraverso un’indagine delle tradizioni popolari italiane. In questo progetto, che include workshop, installazioni e un video, vogliamo riflettere sui modelli sessuali tramandati all’interno della famiglia patriarcale attraverso le generazioni, sul piacere, il folklore e i miti della femminilità legati al cibo rituale e alla terra.”

PUPA presenta un intero nuovo corpo di lavori di Grossi Maglioni, un workshop guidato dalle artiste e una serie di conferenze con Clovis Maillet, Lex Brown and Sheila Pepe. La mostra e la serie di conferenze prendono il titolo dall’opera video di Grossi Maglioni presente nella mostra, per impegnarsi in una riflessione più ampia sui corpi (femminili, ma non solo), sul loro rapporto paradossale con la materialità e il simbolismo, sul loro potere di nascere e morire, di gioire e soffrire, di essere ineluttabilmente propri e al contempo la carne intrecciata di tutti i membri della società. PUPA è una mostra curata da Dorothée Dupuis, ex-pensionnaire 2022-2023 all’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici. Dupuis è una curatrice, editrice e storica dell’arte con base a Città del Messico. È direttrice e fondatrice di Temblores Publicaciones.

GROSSI MAGLIONI (Francesca Grossi e Vera Maglioni, Roma, 1982) hanno iniziato la loro collaborazione nel 2006. Il loro lavoro si concentra principalmente su performance, installazioni e pratiche educative. Il loro lavoro è stato esposto in gallerie, musei e istituzioni accademiche, tra cui: Palais Carli, Marsiglia; Fondazione Baruchello, Roma; Museo d’Arte Contemporanea, Lissone; Picture Gallery, Kaunas; <rotor> center for contemporary art, Graz: Kunsthalle Bratislava; Istituto Svizzero, Roma; AlbumArte, Roma; American Academy, Roma; Viafarini, Milano; MACRO, Roma; Verkstad för konst, Norrköping; Konsthall museum, Vasa.

Serie di conferenze curate da Dorothée Dupuis: 16 novembre 2024
Workshop di Grossi Maglioni: 14 dicembre 2024
Tour di Queering Rome: 23 novembre 2024

Dal 12 Settembre fino al 29 Ottobre.
Orari apertura della mostra: giorni feriali 17.00-20.00

Supernova vi invita all’inaugurazione della mostra di Arturo Herrera “Fare un giro” a cura di Allegra Pesenti il 12 Settembre alle 18:30.

Arturo Herrera applica strategie moderniste di frammentazione e ripetizione in un lavoro che affronta l’eredità dell’astrazione con l’arte del collage. Per Fare un giro l’artista ha scelto di attivare lo spazio Supernova in Piazza di S.Maria in Trastevere a Roma con una selezione mirata di opere seriali e individuali che combinano passato e presente, enfatizzando la fisicità dei materiali sia all’interno che intorno alle opere stesse.

Il sottile giustapposizione di realtà nel linguaggio visivo di Herrera è tratta dal suo straordinario archivio di immagini trovate. Due serie in mostra per la prima volta in questa esposizione sono state prodotte durante la residenza dell’artista all’American Academy di Roma tra settembre e novembre 2023. ‘Fare un giro’, che si traduce approssimativamente come “fare una passeggiata,” fa riferimento a siti e città italiani in una presentazione specifica per lo spazio e il luogo.

All’ interno dell’installazione riproduzioni fotografiche di statue antiche e tombe etrusche si scontrano con un’immagine ingrandita della Gazzetta dello Sport – il quotidiano sportivo immediatamente riconoscibile per le sue pagine rosa e che ha il maggior numero di lettori in Italia.

Le opere di Herrera spaziano dal miniaturale al monumentale, dalle superfici piatte dei collage tradizionali a composizioni scultoree tridimensionali e assemblaggi. Oggetti trovati vengono incorporati nelle sue forme in opere come ‘Bang e Untitled’, un grande foglio monocromatico di feltro tagliato che scende dalla parete. “C’è un’interazione tra l’oggetto trovato e il suo legame con le fonti culturali quotidiane che riflette l’aspetto contaminato dell’astrazione odierna”, spiega Herrera.

Un elemento distintivo dell’installazione al Supernova è la carta da parati raffigurante una foresta che rappresenta uno stato più anonimo e trasportativo. Questa scena avvolgente propone una pausa all’interno degli ambienti urbani e culturali durante il giro dell’artista. “Il visitatore è invitato a intraprendere il proprio tour all’interno delle composizioni costruite dall’artista, che propongono letture e associazioni stratificate,” afferma la curatrice Allegra Pesenti, “in un corpo di lavoro che ridefinisce la natura e l’impatto della forma del collage.” Fare un giro è la prima e tanto attesa mostra di Arturo Herrera a Roma.

Una cartolina in edizione limitata di Arturo Herrera è disponibile per l’acquisto al Supernova, con i proventi destinati alla Comunità di Sant’Egidio.

La mostra sarà aperta dall’ 11 al 30 Aprile. Dal Lunedì alla Domenica dalle 11 alle 21.

La mostra, a cura di Annalisa D’Angelo, sarà allestita attraverso opere di grande formato raffiguranti scene di natura di forte impatto aventi al centro una piccola, fragile, figura umana, che dialogheranno con opere di piccolo formato, intime, fatte di dettagli di rocce, fiori, tronchi con l’intento di unire i sentimenti contrastanti tra il dolore per la difficoltà a procreare e il bisogno antico di sentirsi abbracciati da Madre Natura.  A completare la mostra ci sarà un allestimento materico a cura di Eugenia Lecca che sceglierà elementi naturali, quali fiori e piante al fine di contaminare gli elementi e realizzare una mostra fotografica dove tecnologia e natura si incontrino.

Inaugurazione il 14 Febbraio alle 18:00 e rimarrà aperto fino al 14 Marzo

il 14 Febbraio vi invitiamo all’ inaugurazione della mostra personale di Daniele di Girolamo Misure di una Distanza alle 18:00. A cura di Niccolò Giacomazzi.

Misure di una distanza di Daniele Di Girolamo si sviluppa in due ambienti in evoluzione suddivisi nei livelli di Supernova, esplorando le dinamiche relazionali secondo una duplice consapevolezza: rapportarsi con l’altro e ascoltare i flussi interiori della propria memoria. Queste sono le corde che Daniele intende toccare.

Al piano terra, la mostra presenta l’installazione di tre coppie di cardi che danzano nello spazio, disegnando delle orbite attraverso il districarsi di tubi in ottone. Dei fili elettrici scorrono all’interno degli steli artificiali che, come la linfa vegetale, permettono al fiore ermafrodito di ruotare su sé stesso e ricercare un contatto possibile. Osservando il comportamento di una pianta posta all’interno di un ambiente buio con una sola fonte di luce, noteremo come essa troverà la via per raggiungere la sorgente luminosa. Al pari del fototropismo, i cauli dei cardi trovano un luogo d’incontro al termine delle loro esplorazioni spaziali, dove il raggiungimento della luce viene sostituito dall’atto necessario di incontro. Le rotazioni ci mostrano la mutevolezza dei rapporti, che possono sfociare talvolta nel non ritrovarsi mentre in altre esprimono le contingenze del riunirsi in un abbraccio e un inevitabile rilascio. Il respiro caldo e il battito dell’avvicinamento vengono richiamati dallo sfregarsi delle spine acuminate e interrotti dalla frustrazione del loro ignorarsi. L’intero processo relazionale fatto di avvicinamenti, rifiuti e circostanze sbagliate, come descrive lo stesso Daniele, si manifesta “dolce, violento, buffo, romantico, malinconico, erotico e crudo”.

Nell’attimo di massima tensione, la percezione di un legame è possibile quanto quella di un contrasto. Il percorso degli steli concretizza il trascorso precedente all’incontro, frutto di un moto dalle strutture definite. In questo momento, l’incontro fa il proprio corso e si parla del presente: le sensazioni corporee e le risonanze emotive di ogni individuo agiscono sul proprio stato passionale. Si entra in una riflessione più introversa e intima, che conquista l’apice di intensità con l’installazione del piano inferiore.

Nello spazio sotterraneo, si mostrano tre sculture lavorate con un materiale plastico che richiamano la forma di cilindri accartocciati. Al loro interno vi è la sabbia del mare che, soggetta a un moto rotatorio, ricrea il suono della risacca. Dall’elemento naturale, prelevato dal suo contesto d’origine, viene estratta una memoria sonora che continua a ricordarci il luogo da cui proviene. In questa dimensione, il rapporto con l’altro svanisce in una relazione più individuale e diretta con sé stessi. Il tempo rallenta, l’ascolto aumenta: si lascia libera la mente di scendere nelle profondità e di prendere le misure della distanza che unisce o separa sé stessi dagli gli altri.

Siamo aperti dal Lunedì al Venerdì dalle 17:30 alle 20:00

SPACE HOUSE di Valerio D’angelo apre un varco sulla piazza di Santa Maria in Trastevere e ci trasporta in un’altra realtà. Come si evince dal titolo, la mostra si lega indissolubilmente al concetto di spazio, inteso sia nella sua accezione astronomica che architettonica data la natura site-specific, e approfondisce delle intuizioni provenienti dalla fisica quantistica. Per comprendere questo connubio in termini semplicistici, immaginiamo di trovarci di fronte a un distributore automatico di palline speciali e imprevedibili. Tirandone fuori alcune ognuna si comporta in maniera diversa da quella che ci potremmo immaginare: una potrebbe rimbalzare davanti a noi e allo stesso tempo muoversi orizzontalmente, un’altra assumere sembianze difformi da quando la si osserva a quando no, e così via. Questo accade nella fisica quantistica con lo studio delle particelle e nella pratica di Valerio D’Angelo con i riflessi che si generano negli specchi dicroici delle sue installazioni.

L’accesso alla mostra è permesso attraverso un portale che pone lo spettatore al centro di una nuova dimensione. Con il passaggio lo spazio vibra, si altera e riflette immagini distorte, dando la prova che siamo una sola possibilità tra infinite possibilità. L’installazione diventa un luogo intermediario di moltiplicazione delle forme e dei colori, della verità. Valicata la soglia, si accede agli ambienti di Supernova dove una luce fredda rivela le strutture, a volte colossali altre intangibili, di elementi che si presentano come porte d’imbarco verso altre galassie. La pellicola dicroica, materiale prediletto da D’Angelo, si esibisce dapprima come entità fluida ora come organismo che assume sembianze diverse in base al supporto che lo ospita, che sia una colonna, un mobile veneziano o un proiettore. Il susseguirsi di opere-portali priva il nostro universo, quindi noi esseri umani, della centralità di cui godiamo portando invece l’attenzione verso l’ignoto, oltre i confini della percezione. La nostra immagine subisce uno sdoppiamento, si frammenta in mondi dislocati nei quali diventano possibili e probabili svariate esistenze.

Nell’ultimo capitolo della mostra, appare un’immagine che sembra essere osservata al microscopio: è la sintesi della teoria del cervello di Boltzmann. Attraverso lo studio di lenti e luci appare la proiezione di un micro frammento di realtà, trasposizione del cervello fluttuante che genera ciò che percepiamo come reale. In questo caso la teoria stessa viene capovolta, non è più il creatore a dare forma e proiettare, bensì siamo noi ad osservare la sua proiezione in un movimento lento e ipnotico.

Tutto viene messo in discussione, noi e l’intero universo. Anche se solo per un secondo.

Statement Valerio D’Angelo

La mia ricerca artistica si focalizza sull’elemento del riflesso, inizialmente inteso come gesto narcisistico che permette di isolare ed esaltare la propria immagine e aprire a nuove forme di percezione di sé. Approfondendo questa indagine, la seconda dimensione a cui si ha accesso attraverso il riflesso ha acquistato sempre maggiore importanza, arrivando a essere percepita come una realtà altra, dislocata e ugualmente presente. Questo pensiero ha assunto sfumature inquietanti, seminando nella mia coscienza la sensazione che l’immagine riflessa non fosse solo frutto di un nostro meccanismo ottico, ma una realtà che ci osserva a sua volta. Siamo noi il frammento, il doppelgänger di altre realtà.

Le riflessioni su dimensioni parallele e portali d’incontro, capaci di mettere in dubbio la centralità della nostra esistenza, mi hanno portato ad avvicinarmi alla fisica quantistica. Mi sono lasciato ispirare dall’idea, secondo cui la nostra realtà è molto improbabile e possibile solo perché tutte le altre realtà possibili sono tali: siamo un’improbabile possibilità di infinite possibilità. Banalmente, ma anche no, è ciò che viene trattato nella serie animata Rick and Morty.

Certo è che nel cosmo di tutte le infinite dimensioni noi non siamo al centro. Le altre realtà non sono di certo proiezioni della nostra, bensì – più probabilmente – noi una piccola sfumatura di realtà molto più probabili. Nello specchiarmi mi piace pensare che potrei essere io stesso il frutto di un riflesso. Divento frammento di una realtà possibile, non più al centro dell’universo. Gli specchi sono pensati come gate di

comunicazione tra diverse realtà, dove più che scrutarne una nuova ci si rende conto di esserne una a nostra volta, magari osservata per un istante. Il lessico delle mie installazioni si allinea all’immaginario cinematografico e fantascientifico degli anni Ottanta-Novanta e prende spunto dalla narrativa distopica post-apocalittica, dove tutto viene capovolto e la linearità della nostra esistenza viene spezzata.

La fisica probabilistica ci rende consapevoli di verità assurde che trattiamo quasi come un gioco. Voglio prendere le probabilità della fisica quantistica, trasferirne la consapevolezza e riportarne l’esperienza.

La mostra sarà aperta dal 1 al 15 Dicembre

Venerdì 1 Dicembre 2023 inaugura la mostra personale Puramente immaginabile del duo Mozzarella Light, composto da Giulia Ciappi e Marco Frassinelli, a cura di Niccolò Giacomazzi, ideata per lo spazio Supernova.

L’intervento di Mozzarella Light consiste in una manipolazione visiva del mondo esterno con la luce, mezzo onnipresente ma al tempo stesso immateriale. Attraverso la luce si stabilisce un rapporto diretto con lo spazio, che viene rispettato nella sua alterità con un atteggiamento innocente. I raggi luminosi invadono l’intero ambiente frammentando il raggio di luce lineare a contatto con la presenza intermediaria, in questo caso la plastica e l’acqua.

La mostra sarà aperta fino al 15 di Dicembre dalle 18 alle 20 dal Lunedì al Venerdì.

Senza Ideologia, 1975 (Proiezione su latte)
Senza Ideologia, 1975 in situ a spazio supernova

Fabio Mauri è una delle voci più prominenti dell’avanguardia italiana del periodo post-bellico. Ha vissuto tra Bologna e Milano fino al 1957, quando si trasferì a Roma. Nel 1942 ha fondato la rivista Il Setaccio insieme all’amico Pier Paolo Pasolini. Ha insegnato Estetica dell’esperimento presso l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila per 20 anni. È stato invitato alla Biennale di Venezia nel 1954, 1974, 1978, 1993, 2003, 2013 e 2015, e a DOCUMENTA (13) a Kassel nel 2012.

Nel lavoro di Mauri si possono trovare diversi temi importanti, plasmati nelle sue opere d’arte: lo schermo, i prototipi, le proiezioni, la fotografia come pittura, l’identità sostanziale delle strutture espressive, il rapporto duraturo tra il pensiero e il mondo e tra il pensiero come mondo. Il lavoro di Mauri, complesso come un saggio storico, diventa la sua autobiografia, compatto e uniforme nello sviluppo e sfaccettato nell’attenzione al mondo contemporaneo: un’analisi in cui il destino dell’individuo e la storia coesistono.

Nelle azioni di “Senza” vengono esposte una serie di opere intellettuali, organismi, disegni complessi, come film. Proiettati sul ‘mondo’ come su uno “schermo” né neutro né uguale, dotato di forma e significato e, cioè, del suo proprio simbolo. Il dibattito contemporaneo è morale, politico ed ideologico. Nelle proiezioni di “Senza”, attraverso film “d’autore” (non a caso, spesso, europei), vengono identificati tagli essenziali della cultura moderna. Proiettati, come se introiettati, su oggetti e corpi. L’arte indaga la categoria storica del suo tempo. Il prodotto intellettuale agisce come protagonista: possiede forza e peso specifico, ‘fisico’, nell’ordine della trama, cioè, del suo costituente simbolico. Lo fa, perché è, storia e mondo.